COMUNICATO STAMPA (Roma: 27 novembre 2015)

Presentato il Landmine Monitor Report 2015.

Aumenta l’uso delle mine antipersona da parte dei ribelli con conseguente aumento degli incidenti da mina; ma avanza l’opera di bonifica.

Le mine antipersona sono state usate dai gruppi armati non statali in più paesi rispetto agli ultimi 9 anni. Nel 2014 gli incidenti registrati sono aumentati a livello globale, questo quanto riportato dal Landmine Monitor 2015, il rapporto annuale della International Campaign to ban landmines (ICBL) Nobel per la Pace 1997, presentato ieri a Ginevra anticipando il 14 Meeting degli Stati Parte al Trattato di Ottawa che si terrà dal 30 novembre al 4 dicembre a Ginevra. “Il Landmine Monitor Report è uno strumento di ricerca utile, sia per monitorare l’implementazione del Trattato di Ottawa, sia per seguire nuovi usi di questi ordigni indiscriminati” dichiara Giuseppe Schiavello Direttore della Campagna Italiana contro le mie “avere una fotografia aggiornata del problema delle mine nel mondo supporta le attività di advocacy a livello sia nazionale che internazionale. Non a caso anche il più recente Trattato sul Commercio delle Armi (ATT) si è dotato di uno strumento simile. La grave evidenza riportata nel Report è che a fronte di nuovi usi i fondi per lo sminamento invece diminuiscono”. Conclude Schiavello. Nel periodo compreso tra i mese di ottobre 2014 e ottobre 2015, i gruppo armati non statali hanno usato mine antipersona, o ordigni esplosivi improvvisati (IED) in grado di funzionare come delle mine, in ben 10 paesi: Afghanistan, Colombia, Libia, Myanmar, Pakistan, Siria e Yemen, così come in Iraq, Tunisia e Ucraina. L’uso da parte dei governi rimane basso, anche se sono stati confermati nuovi usi tra il 2014 ed il 2015 da parte delle forze governative in Myanmar, Korea del Nord e Siria, tutti paesi che non sono ancora membri del Trattato . Un improvviso aumento di incidenti da ordigni esplosivi improvvisati (IED) in Afghanistan ha contribuito alla crescita del numero di incidenti registrati causati da mine e altri residuati bellici esplosivi, passando dai 3.308 del 2013 alla cifra di 3.678 nel 2014. La media registrata di vittime nel 2014 è stata di 10 persone al giorno, e come per i precedenti report la maggior parte degli incidenti riguarda i civili che rappresentano l’80% delle persone coinvolte. Di questi il 39% sono bambini ed il 12% è rappresentato da donne e ragazze (dove il dato del sesso è disponibile). Il numero dei sopravvissuti alle mine, come dichiarato nel Report, è apri a 225.000, cifra che potrebbe essere molto più alta. Riguardo alla bonifica, nel mese di settembre 2015, il Mozambico ha dichiarato di aver terminato le operazioni di sminamento divenendo così il 28 paese libero dalle mine dall’entrata in vigore del Trattato. Attualmente risultano ancora contaminati 57 paesi, di cui 33 Stati parte del Trattato, e 4 altre aree (Kosovo, Nagorno-Karabakh, Somaliland e Sahara Occidentale). Nel 2014 sono stati bonificati circa 200 chilometri quadrati di aree minate rispetto ai 185 kmq del 2013, distruggendo oltre 230.000 mine antipersona. Per quanto riguarda invece la distruzione degli stock, la Finlandia ha recentemente dichiarato di aver concluso la distruzione delle mine immagazzinate. In generale sono stati distrutti stock per circa 49 milioni di mine. Rispetto al 2013 l’ammontare dei contributi per lo sminamento è diminuito di circa 30 milioni di dollari, poiché la cifra stanziata dai donatori e dagli Stati contaminati è stata apri a 610 milioni di dollari. L’Afghanistan, che rimane il maggior beneficiario ha ricevuto nel 2014 49 milioni di dollari rispetto ai 68 milioni del 2013.

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