Care lettrici e cari lettori,

quest’anno si celebrano i 20 anni dell’entrata in vigore della Convenzione di messa al bando delle mine antipersona, e simbolicamente proprio il 1° marzo 2019 è stato dato il via alla Road to Oslo, che ci condurrà alla 4° Conferenza di Revisione della Convenzione di Ottawa.

Questo anniversario importante ci consente di guardare tutto il lavoro fatto fino ad ora con profonda soddisfazione, consapevoli di aver contribuito a creare un modello di azione dal basso che ha continuato a portare risultati concreti nell’ambito del disarmo.

Però, poiché siamo gente d’azione, mi riferisco a tutta la comunità internazionale impegnata in questo settore, cogliamo l’opportunità di questa ricorrenza per analizzare, riflettere e discutere sulle nuove sfide.

Non a caso in questi giorni hanno avuto luogo due incontri sul tema della bonifica umanitaria, uno presso l’Università di Ginevra in occasione della Giornata Internazionale sul problema delle mine, ordigni inesplosi e sostegno alla Mine Action (4 aprile u.s.) dal titolo Take action for a Safer World e l’altro, un workshop presso il King’s College di Londra sull’impatto umanitario, economico e sociale degli ordini inesplosi nei conflitti attuali.

Consapevoli che il lavoro da fare non è finito, siamo impegnati nel ripensarci in maniera efficace in mondo fatto di equilibri e contesti che cambiano.

Abbiamo chiaro il fatto che anche se riusciremo a raggiungere un mondo libero dalle mine, le vittime di queste armi, avranno ancora bisogno di assistenza, intesa in maniera omnicomprensiva, dall’assistenza medica al reinserimento socio-economico. E abbiamo altresì chiaro che questa è un’azione indispensabile per contribuire a quelli che sono gli obiettivi di sviluppo sostenibile SDGs.

 

Nel nostro ripensarci infatti si è reso chiaro quanto la Mine Action, con i suoi 5 pilatri (Bonifica, Assistenza alle vittime, Educazione al rischio, advocacy, Universalizzazione) sia strettamente connessa e funzionale per il raggiungimento dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030.

Il nostro esercizio di riflessione ci ha suggerito da tempo anche la necessità di aprirci ad altri tipi di campagne per continuare nel nostro impegno nella protezione dei civili, per questo motivo abbiamo scelto di far parte della campagna Stop Explosive Investment. Come abbiamo avuto più volte modo di condividere con voi, per essere certi che mine e bombe cluster non uccidano né feriscano più nessuno, c’è solo un campo su cui agire, quello dei finanziamenti ai produttori di questi ordigni. Attraverso il Ddl S1 è quello che cerchiamo di fare, impedire che armi messe al bando nel nostro paese possano continuare a produrre sofferenze e povertà grazie al flusso finanziario che non conosce altra logica se non quella del profitto.

Sono diversi anni che portiamo avanti questo impegno, ad oggi il Ddl è in Commissione Finanze al Senato e ci auguriamo di riuscire a portare con noi ad Oslo la sua approvazione definitiva.

Sempre per la tutela dei civili durante e post conflitto abbiamo deciso di sostenere la Campagna Italiana contro lo stupro e la violenza sessuale nei conflitti – Stop Rape Italia e di aderire alla Campagna “Stop alle bombe sui civili” perché in nessuna situazione, in nessun contesto possiamo prescindere dal considerare prioritario la protezione delle persone, solo così si può costruire un mondo più sicuro.

Per il primo numero della newsletter per il 2019 abbiamo pensato di proporvi attraverso l’intervista di Ginevra Bicciolo a Valeria Andreozzi di come l’arte, in particolare la danza, e lo sport, con l’articolo scritto da Chiara Tiddi capitano della nazionale femminile di hockey prato, possano contribuire alla promozione dei Diritti Umani. La penna di Daria Ermini ci accompagnerà lungo una riflessione sulla connessione tra donne e armi esplosive.

Un grazie di cuore al nostro staff che con entusiasmo e dedizione continua a portare avanti il progetto della newsletter.

A voi cari amici una buona lettura

Giuseppe Schiavello

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