L’angolo del Direttore

Care lettrici e cari lettori,

prima della pausa estiva vogliamo salutarvi con un’edizione speciale della nostra newsletter, un numero tematico dedicato alla questione Donne, Pace e Sicurezza, partendo si dall’impatto che hanno sulle donne le armi e la cultura di violenza che alimentano, ma puntando ad un rafforzamento del ruolo delle donne, al loro empowerment come si sente dire spesso, aumentando la loro presenza in tutti i settori decisionali, soprattutto quelli cruciali per la giustizia, la pace e la sicurezza.

Attualmente la presenza degli uomini è dominante nelle professioni e nelle attività con facile accesso alle armi e nei settori in cui vengono prese decisioni relative alla sicurezza a livello locale, nazionale ed internazionale.

Molte Risoluzioni delle Nazioni Unite evidenziano il collegamento tra l’uso delle armi, sia in situazioni di conflitto che in contesti privati, con la violenza sessuale subita dalle donne e dalle ragazze.

Sia l’uso della violenza sessuale nei conflitti che la violenza subita dalle donne anche in assenza di guerra hanno una radice comune individuabile nella cultura della violenza alimentata da una distorta e pericolosa percezione del potere, potere sugli altri essere viventi, sul loro diritto alla vita. Le armi rappresentano questo potere, e mi duole dirlo, lo rappresentano in un’accezione di “mascolinità” che confonde il coraggio, la forza e la protezione con la violenza.

Il legame tra armi e violenza sessuale va ben oltre i conflitti dove molto spesso è l’uomo stesso a diventare strumento di tortura e violenza.

È un binomio maledetto che coinvolge tutta la comunità del Disarmo nel suo contrasto. Basti pensare alle norme specifiche del Trattato sul Commercio delle Armi (ATT) art 6 e art 7 che rispettivamente richiedono un controllo per cui le armi trasferite non devono violare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, gli embarghi relativi alle armi o gli accordi internazionali. Inoltre, bisogno verificare che le armi non vengano usate per commettere violenza di genere che costituisca genocidio, crimini contro l’umanità e gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra del 1949, o altri crimini di guerra. Qualora fossero rispettati i criteri dell’art 6, gli Stati Parte al Trattato dovranno anche verificare che le armi in questione vengano utilizzate per commettere o facilitare una serie di violazioni del Diritti Umanitario Internazionale, di Diritti Umani, o minacce alla pace e alla sicurezza, o che possano essere utilizzate per terrorismo o dal crimine organizzato transnazionale.

Le armi leggere rappresentano la categoria di armi più posseduta dai civili. Gli uomini rappresentano la grande maggioranza di possessori di armi leggere. Nel mondo oltre un terzo degli omicidi riguardanti le donne sono commesse dal partner e molto spesso con l’impiego di un’arma leggera, violenza da parte del partner ed armi leggere sono una combinazione spesso fatale per le donne.

Ma le donne non devono essere viste solo come vittime di questa situazione, bensì come le prime che possono trasformare la situazione e che attraverso il necessario supporto possono essere loro stesse le “agenti” del cambiamento. È fondamentale sostenere le donne nella loro presa di consapevolezza e promuovere il loro inserimento nei posti chiave delle Istituzioni e della società.

Anche se in questo numero sono le voci femminili le più presenti, non dobbiamo trascurare il ruolo degli uomini per un efficace ed effettivo contrasto agli stereotipi e regole sociali che incastrano uomini e donne in ruolo predefiniti e limitanti.

La trasformazione sociale e culturale di cui abbiamo bisogno può essere promossa solo da un’azione costante e coordinata di tutti.

In questo numero vi raccontiamo come le ragazze del nostro staff hanno contribuito a questo cambiamento partecipando al Women 7 in Canada in rappresentanza della società civile italiana, così come una giovane donna, Chiara Tiddi capitana della squadra nazionale di Hockey prato si è attivata per contribuire con tutta la squadra e il movimento hockey prato femminile a sostenere la causa di Stop Rape Italia. Vi racconteremo anche per chi non ha potuto partecipare direttamente all’incontro presso la Sala Nassirya del Senato il lancio della campagna di sensibilizzazione Stop Rape avvenuta il 19 giugno in occasione della III Giornata Internazionale indetta dalle Nazioni Unite per l’eliminazione della violenza sessuale dai conflitti.

Buona lettura.

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