Comunicato Stampa


(Ginevra – 8 maggio 2025) La Campagna Internazionale per la Messa al Bando delle Mine (ICBL), condanna la decisione della Lituania di ritirarsi dal Trattato per la Messa al Bando delle Mine, approvata oggi con un voto del parlamento. Si tratta di una scelta irresponsabile, che segna il secondo abbandono da parte della Lituania di un trattato di disarmo a carattere umanitario nel giro di sei mesi, dopo il ritiro dalla Convenzione sulle Cluster Bombs, avvenuto nel marzo 2025. La decisione di uscire da entrambe le convenzioni, basata su una logica di sicurezza errata, mina decenni di progressi globali nella protezione dei civili da armi orribili e indiscriminate.
«Le azioni della Lituania sono insensate e devastanti», ha dichiarato Tamar Gabelnick, direttrice dell’ICBL. «Reintroducendo armi che colpiscono in modo sproporzionato i civili, la Lituania sta sacrificando la vita di innocenti in nome di un’illusione di sicurezza. Le mine antipersona sono strumenti del passato, poco efficaci nel dissuadere eventuali aggressori, ma destinate con certezza a mettere in pericolo la popolazione lituana per molti anni a venire. Questa decisione, dettata più dal panico che dalla razionalità, colloca la Lituania dalla parte sbagliata della storia».
A marzo, i ministri della difesa dei tre Paesi baltici e della Polonia hanno annunciato congiuntamente l’intenzione di ritirarsi dal Trattato per la Messa al Bando delle Mine. Il 1° aprile, anche la Finlandia ha comunicato la propria volontà di uscire dal Trattato. Il parlamento della Lettonia ha approvato il ritiro il 16 aprile, anche se la notifica ufficiale non è ancora stata presentata alle Nazioni Unite. Queste uscite coordinate minacciano di indebolire la forte norma internazionale contro le mine antipersona costruita negli anni proprio grazie al Trattato.
Le mine antipersona sono armi intrinsecamente indiscriminate e disumane. Incapaci di distinguere tra combattenti e civili, restano letali per decenni, provocando sofferenze umane durature e gravi conseguenze economiche. La stragrande maggioranza delle vittime di mine è costituita da civili. Secondo il Landmine Monitor, nel 2023 l’85% delle vittime di mine erano civili, e circa il 40% erano bambini. Il Trattato per la Messa al Bando delle Mine vieta in modo assoluto le mine antipersona, comprese quelle a auto-distruzione, che rappresentano lo stesso pericolo per la popolazione civile.
Il trattato conta attualmente 165 Stati parte e, in oltre 25 anni di esistenza, ha contribuito in modo significativo alla drastica riduzione dell’uso, dell’accumulo e della produzione di mine, come documentato nei rapporti annuali del Landmine Monitor.
Il parlamento lituano ha approvato il voto in modo affrettato e senza coinvolgere la società civile, replicando le modalità frettolose e poco trasparenti con cui il Paese era già uscito dalla Convenzione sulle Cluster Bombs. La decisione ignora anche gli appelli urgenti dei sopravvissuti alle mine e degli attivisti dell’ICBL, che hanno inviato centinaia di messaggi ai membri del parlamento lituano chiedendo loro di non abbandonare il Trattato per la Messa al Bando delle Mine.
Tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, così come tutti i Paesi della NATO tranne uno, aderiscono al Trattato per la Messa al Bando delle Mine. Con il suo ritiro, la Lituania si allinea a regimi come Russia, Iran, Myanmar e Corea del Nord, gli unici governi che, secondo il Landmine Monitor, hanno fatto uso attivo di mine antiuomo nel 2023.
«La Lituania sostiene che continuerà a rispettare il diritto internazionale umanitario anche dopo il ritiro, ma non esiste un modo umano o sicuro di utilizzare uno strumento pensato per mutilare e terrorizzare i civili», ha dichiarato il dottor Alex Munyambabazi, sopravvissuto a una mina e storico sostenitore dell’ICBL. «Se la Lituania deciderà di posare mine sul proprio territorio, non farà altro che gettare le basi per una sofferenza umana destinata a durare per generazioni».
«Questa decisione colloca chiaramente la Lituania dalla parte sbagliata della storia, e saranno i civili a pagarne il prezzo», ha sottolineato Gabelnick. «Chiediamo alla Lituania e ai suoi alleati di fare un passo indietro il prima possibile. Non è mai troppo tardi per mettere la sicurezza delle persone al primo posto».
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Traduzione non ufficiale del Comunicato Stampa di ICBL