COMUNICATO STAMPA – (Roma, 9 gennaio 2023) In merito alle notizie di ritrovamento di mine italiane da parte dell’Ambasciata Russa a Roma la Campagna Italiana Contro le Mine parte della International Campaign to Ban Landmines (ICBL-CMC) vuole ricordare, come già fatto dai i Ministeri preposti, che l’Italia – a differenza della Russia- è parte della Convezione di Ottawa per la Messa al Bando delle mine antipersona ed è arrivata alla firma di questa Convenzione con una legge nazionale la n°374/97 – tra le più restrittive al mondo- già approvata.

“ Credo davvero che la Federazione Russa attraverso i suoi diplomatici si sia avviata ad un’altra brutta figura in termini di credibilità- dichiara Giuseppe Schiavello direttore della Campagna Italiana Contro le Mine – l’Italia non commercia in mine e da circa 25 anni è comprovatamente e riconosciutamente uno dei Paesi più impegnati al mondo nella “Mine Action” che, in ambito di cooperazione va dalla bonifica umanitaria, all’assistenza alle vittime , al reinserimento socio economico dei sopravvissuti, all’educazione al rischio mine oltre che all’universalizzazione del Trattato di messa al bando delle mine antipersona e della Convenzione sulle Munizioni Cluster. Il nostro paese può vantare leggi di civiltà e profilo umanitario da cui la Federazione Russa – se fosse sinceramente interessata agli argomenti- potrebbe trarre profonda ispirazione e ravvedersirispetto all’uso di mine antipersona, trappole esplosive e cluster bombs.” Conclude Schiavello

Suscita molta perplessità che le mine non siano state fotografate sui luoghi di ritrovamento, disinnescate lavate ed esposte. Sarebbe anche utile per la Federazione Russia sapere che la mina indicata da loro come TS50 era una mina con brevetto Tecnovar che, negli anni 90 era prodotta con la sigla T 79 in Egitto. La Tecnovar ha chiuso nel 1998.

La convenzione di Ottawa prevede la distruzione degli stock cosa che l’Italia ha completato anni prima delle scadenze dettate dagli obblighi della Convenzione.

Diverso è capire e raccontare che mine risalenti agli anni 80 possono essere ancora custodite in arsenali per anni– per questo motivo le convenzioni ne prevedono l’obbligo di distruzione da parte dei paesi aderenti. Anche a Palmira – Siria- furono trovate mine saccheggiate in arsenali Libici rimasti alla mercé di forze irregolari o mercenari. Anche in quell’occasione i soldati russi denunciarono la manifattura italiana russa, cinese e statunitense come rilanciò la testata on line today.it riferendosi ad un articolo comparso sul Il Giornale ( https://www.today.it/mondo/mine-italiane-isis-palmira.html ) in quell’occasione non parlò di vendita a Daesh.

La Campagna Italiana invita, nell’interesse delle popolazioni civili a porre fine al conflitto, fermando immediatamente l’uso di mine e cluster bombs contro i civili e chiede alla Federazione Russa di aderire alla Convenzione di Ottawa per la messa al Bando delle Mine Antipersona e alla Convenzione di Oslo per la messa al bando delle Cluster Bombs, osservandone da subito gli obblighi.

APPROFONDIMENTI

l Trattato sulla messa al bando delle mine del 1997 proibisce in modo completo tutti i tipi di ordigni esplosivi attivati dalle vittime, indipendentemente dalle caratteristiche tecniche e dalla durata prevista della mina, dal metodo di consegna o dal tipo di fabbricazione (improvvisata o di fabbrica).

L’Ucraina ha firmato il Trattato sulla messa al bando delle mine il 24 febbraio 1999 ed è diventata uno Stato parte il 1° giugno 2006.

Le forze russe hanno utilizzato almeno sette tipi di mine antiuomo in almeno quattro regioni dell’Ucraina: Donetsk, Charkiv, Kiev e Sumy. Si tratta di una situazione insolita in cui un Paese che non è parte del Trattato sulla messa al bando delle mine del 1997 utilizza l’arma sul territorio di una parte del Trattato.[1]

Non ci sono informazioni credibili sul fatto che le forze governative ucraine abbiano utilizzato mine antipersona in violazione del Trattato sulla messa al bando delle mine dal 2014 e fino al 2022.

Sia le forze russe che quelle ucraine hanno fatto ampio uso di mine anticarro in almeno sei regioni: Donetsk, Chernihiv, Charkiv, Kiev, Odesa, Sumy e Zaporizhzhia. Le mine anticarro della serie TM-62, posizionate a mano, sembrano essere il tipo più frequentemente utilizzato.

Sono stati documentati tutti i tipi di metodi di lancio delle mine: a mano, meccanicamente e a distanza. Diverse mine nuove, mai viste prima, hanno fatto il loro debutto in combattimento nel conflitto armato, comprese alcune prodotte fino al 2021

Le forze russe hanno anche piazzato molte trappole esplosive attivate dalle vittime mentre si ritiravano dalle posizioni assunte durante la fase iniziale dell’invasione. Le trappole esplosive possono funzionare come mine antipersona quando la spoletta utilizzata viene attivata involontariamente da una persona.

Nel conflitto in Ucraina sono state registrate vittime di mine e l’impatto del nuovo uso delle mine può essere visto anche nella negazione dell’accesso alle abitazioni civili, alle infrastrutture, alle vie di trasporto e ai terreni agricoli. Le prove indicano che la produzione agricola è influenzata dall’uso delle mine nei campi e sui sentieri e le strade rurali.

La Russia non ha aderito al trattato, ma è vincolata dai divieti e dalle restrizioni su mine, trappole esplosive e altri dispositivi previsti dal Protocollo II modificato della Convenzione delle Nazioni Unite sulle armi convenzionali (CCW), nonché dal Protocollo I delle Convenzioni di Ginevra e dal diritto internazionale umanitario consuetudinario. La Bielorussia, che sostiene l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ha aderito al Trattato sulla messa al bando delle mine il 3 settembre 2003 ed è diventata uno Stato parte il 1° marzo 2004.*

Divieti che la Russia abbia sistematicamente ignorato Per dettagliate informazioni *

https://www.hrw.org/news/2022/06/15/background-briefing-landmine-use-ukraine ——————————————–
Per interviste:
Giuseppe Schiavello 340/4759230

g.schiavello@campagnamine.org