I ritardi globali nello sminamento e l’aumento delle vittime caratterizzano l’anno notevolmente interrotto dalla pandemia

Comunicato stampa

(Roma, 10 Novembre 2021) – Viene presentata oggi la 23° edizione del Landmine Monitore 2021.

 Il rapporto viene lanciato in anticipo rispetto alla diciannovesima riunione degli Stati Parti del Trattato sulla messa al bando delle mine, che si svoglerà dal 15 al 19 novembre, ospitata dai Paesi Bassi. 

Il Report rileva che, nell’anno preso in considerazione, la bonifica dei territori inquinate da mina rimane indietro rispetto all’obiettivo della maggior parte degli Stati Parte colpiti, e che nel 2020 è stato registrato un numero eccezionalmente elevato di vittime da mine terrestri e residuati bellici esplosivi (ERW).

Malgrado le difficoltà ed i ritardi, gli Stati Parte, hanno dimostrato perseveranza e adattamento per garantire che le attivtià di Mine Action potessero continuare ove possibile. Gli Stati Parti hanno riferito di aver ripulito quasi 146 km² di terra, con oltre 135.000 mine antiuomo distrutte. Ciò rappresenta una diminuzione del 6% rispetto ai 156 km² disboscati e un aumento del 10% rispetto alle 122.270 mine distrutte nel 2019.

Il nuovo uso di mine terrestri antipersona, compresi i tipi improvvisati, è stato limitato a una manciata di paesi e per lo più da parte di gruppi armati non statali. È stato confermato l’uso di mine terrestri antipersona solo da parte di uno stato – il Myanmar, non parte del trattato – durante il periodo di riferimento del Monitor da metà 2020 a ottobre 2021. Nello stesso periodo, si è scoperto che gruppi armati non statali hanno usato mine antipersona in almeno sei paesi: Afghanistan, Colombia, India, Myanmar, Nigeria e Pakistan. Ulteriori accuse di utilizzo non hanno potuto essere confermate dal Monitor.

Il rapporto mostra anche come la pandemia abbia interrotto il alvoro di team di Mine Action con la sospensione temporanea delle operazioni di sminamento e le sessioni di educazione al rischio in presenza, e creato nuove sfide in fatto di accessibilità e fornitura di assistenza alle vittime. 

Il 2020 ha visto un numero elevato di vittime registrate causate da mine terrestri e ERW. Questo è stato principalmente il risultato di un aumento dei conflitti armati e della contaminazione con mine di natura improvvisata osservata dal 2015. Almeno 7.073 persone hanno perso la vita o sono rimaste ferite in 54 paesi e aree, a causa di incidenti da mina – compresi i tipi improvvisati – responsabili della maggior parte di tutte le vittime (4.352, 62%). Il totale del 2020 segna un aumento di oltre il 20% rispetto alle vittime registrate nel 2019 (5.853) ed è più del doppio del totale annuo più basso registrato (3.456 nel 2013). La Siria non firmataria ha registrato il più alto numero di vittime annuali, seguita dall’ Afghanistan membro della Convenzione di messa al bando.

Landmine Monitor 2021 mostra come i civili rimangano le principali vittime di queste armi indiscriminate. Nel 2020, hanno rappresentato l’80% di tutte le vittime il cui stato possible registrar lo stato (4.437). Almeno la metà di tutte le vittime civili sono risultate essere bambini. 

La distruzione delle scorte di mine antipersona continua ad essere uno dei grandi successi del trattato. Ad oggi, 94 Stati Parte hanno distrutto più di 55 milioni di mine antiuomo accumulate, di cui più di 106.500 distrutte nel 2020.  Queste mine non mieteranno mai vittime né richiederanno operazioni di bonifica. Lo Sri Lanka è l’ultimo stato ad aver completato la distruzione delle sue scorte nel 2021.  

I dati del Landmine Monitor presentato oggi ci descrivono quanto ancora questi ordigni indiscriminati siano in grado di mietere vittime innocenti anche per questo la distruzione delle scorte viene considerate uno dei grandi risultati ottenuti con l’implementazione del Trattato di messa al bando” -dichiara Giuseppe Schiavello direttore della Campagna Italiana contro le mine- “bisogna però fare di più e su più fronti come quello dei finanziamenti alle imprese produttrici di questi ordigni come di munizioni cluster. Per questo motivo continuiamo a supportare l’iter della proposta di legge C1813  “Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo” bloccata da anni alla Camera dei Deputati , tra le cause di questi inspiegabili ritardi anche  la mancata produzione di una relazione tecnica da parte del Governo, utile al parere della Commissione Bilancio. Relazione attesa da 12 mesi contro i 30 giorni previsti dalla normativa in vigore. Controversi e allarmanti gli appunti di Banca d’Italia, Ivass e Covip sulla loro capacità di vigilanza sugli ordigni controversi o non convenzionali ai sensi delle normative di regolamento Europeo già in vigore da marzo 2021, fatti propri dal Governo”. conclude Schiavello.

Di fronte alle restrizioni legate alla pandemia, l’educazione al rischio è stata un chiaro esempio dell’enorme capacità di adattamento da parte della comunità dell’azione contro le mine. Gli operatori hanno implementato e ampliato metodi digitali e online per fornire educazione al rischio e salvare vite umane. Anche le reti locali di volontari della comunità hanno continuato a fornire messaggi di sicurezza quando i team di educazione al rischio non erano in grado di farlo.

http://www.the-monitor.org/media/3318354/Landmine-Monitor-2021-Web.pdf

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Per interviste

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