L’angolo del Direttore

Sulla punta del naso

Giulio scompare il 25 gennaio e viene ritrovato senza vita il 3 febbraio, i genitori una volta arrivati presso l’obitorio a Roma, ne riconoscono la punta del naso.
Non lo conoscevamo personalmente, ma assomigliava per generosità ed impegno a tanti di quei ragazzi che abbiamo incontrato e conosciuto, formando studenti che poi sono partiti per paesi difficili. Interessati agli altri, interessati a dare il proprio personale contributo per un mondo migliore.
Con queste parole abbiamo voluto ricordare sul nostro sito Giulio Regeni e chiedere verità e giustizia per lui.

La morte assurda di questo ragazzo arriva come un pugno allo stomaco delle nostre coscienze anestetizzate dalle priorità economiche, spesso a dispetto e disprezzo del senso di umanità ed interesse verso i Diritti Umani che stiamo smarrendo, e restituisce ai nostri occhi il prezzo ed il vuoto della nostra indifferenza.

Tante volte ci siamo trovati a rassicurare madri e padri di ragazzi e ragazze in partenza con il nostro programma “Dai libri al campo” per paesi difficili, di ragazzi che, come la mamma di Giulio, Paola, ha detto del proprio figlio, vogliono dare una mano al mondo.

Giovani cresciuti con la consapevolezza di appartenere a qualcosa di più ampio dei confini del proprio paese, aperti al mondo e concretamente attivi nel mondo, con il desiderio di contribuire a creare ponti, favorire dialoghi, migliorare le condizioni di chi ha meno in termini di tutele di diritti ed economici, . Studenti con la voglia di imparare non solo dai libri, ma dagli altri, approfondire culture diverse, e di trasformare quanto appreso in interventi utili al mondo.

Durante la conferenza stampa che si è svolta presso la sala Nassirya del Senato che si è tenuta il 29 marzo scorso, a cui sono intervenuti i genitori di Giulio, Paola e Claudio, oltre al Presidente della Commissione Diritti Umani Sen. Manconi ed il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury, mamma Paola ha descritto il proprio ragazzo come “un ragazzo del futuro, che poteva aiutare l’Egitto, il Medio Oriente, studiava il sindacato, l’emarginazione. Un italiano che poteva fare tanto”.

Anche noi crediamo che i nostri ragazzi possano fare tanto, e quanto accaduto a Giulio non deve fermare chi sente di poter fare qualcosa di buono per gli altri. Deve piuttosto farci aprire gli occhi sulle condizioni di disagio che si vogliono coprire, deve farci chiedere giustizia, deve farci chiedere rispetto per i diritti umani di tutti.

Siamo consapevoli che i nostri studenti che si sono recati in Algeria, in Uganda, in Colombia, in Laos, in Tailandia, hanno contribuito a fare la differenza, a creare un futuro migliore, di valore, superando le proprie paure e quelle dei loro genitori. Partiti con gli zaini colmi di motivazione e preparazione, sono tornati con esperienze umane e professionali che continueranno a guidare le loro scelte professionali anche in futuro, ognuno con le proprie competenze e attitudini, con l’idea comune che possono e devono fare la differenza, possono migliorare le cose.

A noi tutti il compito di pretendere che lo possano fare in sicurezza, e che, parafrasando ancora la mamma di Giulio, per loro le chiavi cognitive, linguistiche e storiche che hanno a disposizione, non servano a capire che c’è una porta che non si aprirà più.

Vogliamo che i nasi dei nostri ragazzi possano immergersi liberamente nei libri, negli odori di altri paesi, nell’aria di altri paesaggi, per questo continueremo con il nostro programma dedicato ai giovani, ragazzi del futuro, aperti al mondo che vogliano mettere la loro professionalità a disposizione della famiglia umana.

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