Il Landmine Monitor 2018 registra fondi da record per lo sminamento, ma il numero di incidenti rimane elevato

(Roma 20 novembre 2018): viene presentata oggi a Ginevra la XX edizione del Landmine Monitor1, il report a cura della International Campaign to Ban Landmines (ICBL) Premio Nobel per la Pace 1997.

Secondo quanto riportato dal Monitor 2018 gli investimenti, sia internazionali che nazionali, nella Mine Action si registra un aumento di circa 200milioni di dollari rispetto all’anno precedente, testimoniando unaforte volontà degli Stati di raggiungere l’obiettivo di un mondo libero dalle mine entro il 2025.
La Mauritania nel corso del 2017 ha terminato le sue operazioni di bonifica contribuendo al raggiungimentodell’obiettivo del 2025. Sempre nell’anno di riferimento del report sono stati bonificati circa 128 kmq di territorio e sono state distrutte 168.000 mine.

I donatori internazionali nel 2017 hanno contribuito con la cifra record di 673.2 milioni di dollari americani destinati alla Mine Action in 38 paesi e tre aree, la cifra più alta in vent’anni di monitoraggio da parte del Monitor. Circa l’80% del supporto internazionale arriva da 5 donatori: Stati Uniti, Germania, Unione Europea, Norvegia e Giappone.

Purtroppo, contemporaneamente si assiste ad una diminuzione nei fondi destinati all’Assistenza alle Vittime,malgrado il 2017 abbia fatto registrare per il terzo anno consecutivo un elevato numero di incidenti. A questorisultato contribuiscono in maniera particolare oltre all’uso delle mine antipersona quello degli ordigni improvvisati di cui fanno uso gruppi armati non statali, ed i conflitti armati in Afghanistan e Siria.

“Lavorare per raggiungere un mondo libero dalle mine entro il 2025 significa promuovere dal punto di vista legislativo il bando a qualunque tipo di investimento che tragga profitto dalla produzione di questi strumenti di morte ancora utilizzati in recenti conflitti” dichiara Giuseppe Schiavello direttore nazionale della Campagna Italiana contro le mine “per questo motivo auspichiamo che il nostro Parlamento approvi definitivamente il disegno di legge «Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo» il quale purtroppo procede lentamente malgrado l’iter Parlamentare privilegiato ai sensi dell’Art 136 del regolamento del Senato – continua Schiavello – abbiamo timore che questo Ddl sia, nel suo iter, sempre ostacolato da qualcosa. La Campagna Italiana Contro le Mine chiede che tutte le forze politiche si impegnino per la definitiva approvazione della legge entro il 4 aprile 2019 giornata internazionale UN sulla Mine Action” conclude Schiavello.

Nel mese di dicembre del 2017 due nuovi Stati hanno aderito al Trattato di messa al bando delle mine, lo Sri Lanka (13 dicembre) e lo Stato della Palestina (29 dicembre) portando così a 164 gli Stati Parte al Trattato2.

1 Il Landmine Monitor è il report annuale pubblicato dalla International Campaign to Ban Landmines che esamina emonitora i progressi realizzati nell’ambito della Convenzione di Ottawa per la messa al bando delle mine antipersona,e fornisce una fotografia dello state dell’arte a livello mondiale rispetto all’Universalizzazione del trattato, e dei vari adempimenti degli obblighi in esso contenuti da parte degli Stati Membri. Il Monitor 2018 si occupa dell’anno solare2017, includendo in alcuni casi informazioni relative fino al mese di novembre 2018.
2 Oltre ai 164 Stati Membro la Convenzione ha uno stato firmatario, le Isole Marshall, che ancora devono ratificare la Convenzione stessa.

Il Monitor conferma nuovi usi di mine antipersona, dal mese di ottobre 2017 ad ottobre 2018, da parte delle forze governative del Myanmar, paese che non è parte della Convenzione di Ottawa. Inoltre, è stato riportatol’uso di mine antipersona da gruppi armati non statali in 8 paesi: Afghanistan, Colombia, India, Myanmar, Nigeria, Pakistan, Tailandia e Yemen. A causa della difficoltà di accesso da parte di fonti indipendenti nelle aree dove pare siano state usate mine improvvisate in Siria ed Iraq da parte delle forze dello Stato Islamico, risulta difficile confermare nuovi impieghi di questi ordigni nel periodo preso in esame. Altrettanto impossibile è stato confermare le accuse di impiego di mine antipersona da parte di gruppi armati non statali in Cameroon, Filippine, Iraq, Libia, Tunisia ed Ucraina.

Rispetto agli incidenti provocati da questi ordigni, il Monitor riporta che si sono verificati in 49 paesi, di cui 34 sono Stati Parte alla Convenzione di Ottawa, ed in 4 altre aree.
Nella maggior parte dei casi gli incidenti hanno riguardato civili (87%) di cui il 47% è rappresentato da bambini, con un aumento rispetto all’anno precedente del 5%. Le donne e le ragazze rappresentano il 13% delle persone rimaste coinvolte in incidenti (delle rilevazioni in cui è dato sapere il sesso delle vittime).Nell’anno preso in considerazione dal report sono morti in seguito ad incidente da mina 2.793 persone.

Da quando nel 1999 è iniziato il monitoraggio globale da parte del Monitor, questo ha registro oltre 122.000 incidenti da mine e ordigni inesplosi, includendo circa 86.000 sopravvissuti.

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……………………………………………………………………………………………………………………. Per interviste:
Giuseppe Schiavello g.schiavello@campagnamine.org 3404759230
Per materiale di approfondimento:

Tibisay Ambrosini t.ambrosini@campagnamine.org 3481049619